Architettura Industriale
L’architettura industriale nasce dall’esigenza di creare ambienti di lavoro con condizioni ambientali ottimali, vista l’importanza sociale che riveste il lavoro. Con l’avvento della rivoluzione industriale si iniziarono a costruire nel 1800 fabbricati industriali che fossero solamente funzionali tralasciando però l’aspetto artistico. La macchina, infatti, veniva considerata all’opposto dell’arte e così anche gli edifici che ospitavano le macchine erano considerati lontani dall’architettura. Quindi i primi tentativi, successivi, di costruire qualcosa di diverso, traevano origine comunque dall’architettura civile, non ottenendo naturalmente l’effetto visivo voluto, mancando delle corrette conoscenze.
Rilevante importanza assume l'aspetto fisico vero e proprio, cioè l'organizzazione e la forma, del luogo di lavoro; in altre parole, dell'architettura industriale intesa nel suo senso più vero e nobile, cioè come organizzazione razionale e integrale dello spazion interno. Se c'è infatti una funzione che può (e deve) stimolare l'architettura a traguardi sempre migliori, e a sviluppare nel modo più evidente lo studio di uno spazio interno - che è il senso stesso, il significato supremo dell'architettura - questa è senza dubbio l'architettura Industriale, proprio in virtù della sua intrinseca complessità e della apparente contraddittorietà del suo spazio interno. Uno dei problemi più concreti che si presentano nell'ambiente interno di lavoro è senza dubbio il confort, ovvero il rapporto fra nocività e grado di accessibilità delle condizioni lavorative.